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Debiti, inflazione e default: la Grecia ha già visto tutto?

Quando pensiamo alla crisi del debito greco del 2010, con le immagini delle proteste ad Atene, le misure di austerità imposte dalla Troika e la costante minaccia del default, raramente colleghiamo questi eventi alla Grecia antica. Eppure, scavando nella storia economica delle poleis, emergono sorprendenti somiglianze con i dilemmi economici moderni.


Nell'antica Atene, il concetto di debito aveva già un ruolo centrale nella società. Nei secoli VII e VI a.C., molti contadini poveri si indebitavano con i ricchi proprietari terrieri. L'impossibilità di ripagare i debiti portava alla schiavitù per debiti, una pratica in cui il debitore (o la sua famiglia) diventava di proprietà del creditore. Questa dinamica creava tensioni sociali fortissime.

La svolta arrivò con Solone, arconte ateniese, che attuò una riforma radicale nota come seisachtheia ("scuotimento dei pesi"). Solone cancellò i debiti, liberò i cittadini resi schiavi e proibì la schiavitù per debiti. Questa misura fu una sorta di "reset economico", paragonabile a un condono o a una cancellazione del debito sovrano.


Solone introdusse anche riforme per ridurre le disuguaglianze: rivalutò il ruolo della proprietà fondiaria, creò nuove classi censitarie e ampliò l'accesso alle cariche pubbliche. La sua azione mostra come già allora le crisi economiche fossero percepite come problemi sistemici, da risolvere con strumenti politici oltre che economici.


Un altro episodio significativo è la monetizzazione dell'economia. A partire dal VI secolo a.C., molte poleis greche iniziarono a coniare monete proprie. Questo favorì gli scambi, ma creò anche i primi problemi inflazionistici. Durante la Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), Atene svalutò la propria moneta per finanziare lo sforzo bellico, anticipando in parte i meccanismi delle moderne politiche monetarie espansive.


Anche i concetti di "default" e "crisi finanziaria" non erano sconosciuti. Alcune città-stato greche, come le poleis della Ionia, si trovarono a non poter ripagare prestiti contratti con templi o altri stati. La mancanza di un sistema bancario centralizzato e di istituzioni di garanzia rendeva questi episodi estremamente destabilizzanti, ma non infrequenti.


C'è un'altra analogia interessante: la percezione dell'economia come elemento della moralità pubblica. Nell'antica Grecia, l'arricchimento personale a scapito della comunità era spesso malvisto. La "pleonexia", cioè l'avidità senza limiti, era considerata un vizio pericoloso. Platone e Aristotele, nei loro scritti, mettevano in guardia contro un'economia disgiunta dall'etica.

Così, osservando la storia economica della Grecia antica, vediamo che le società umane si sono spesso confrontate con problemi ricorrenti: disuguaglianze, indebitamento, svalutazione della moneta, crisi sociali generate dall'economia. Le risposte, allora come oggi, sono state spesso complesse e politiche, e non meramente tecniche.

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