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Dagli Specchi di Archimede al Futuro Rinnovabile: La Storia dell’Energia Solare Concentrata

Oggi parliamo spesso di energie rinnovabili, transizione ecologica, riduzione delle emissioni e innovazione sostenibile. Eppure, ciò che a prima vista sembra un tema ultramoderno affonda le sue radici nell’antichità più remota, quando un genio del pensiero e della scienza – Archimede – avrebbe sfruttato i raggi del sole per incendiare le navi nemiche.

Quella che per molti è solo una leggenda — quella degli specchi ustori — rappresenta in realtà l’inizio simbolico di una lunga storia: quella dell’energia solare concentrata, una tecnologia che, nel tempo, si è trasformata da mito a risorsa concreta per il futuro del pianeta.



Archimede e il potere del sole

Secondo la tradizione, durante l’assedio di Siracusa da parte dei Romani (213-212 a.C.), Archimede, matematico e inventore tra i più straordinari della storia, ideò un sistema di specchi concavi in bronzo o lucidi scudi di rame lucidati per riflettere e concentrare i raggi solari contro le vele e gli scafi delle navi nemiche, incendiandole. Lo fece dal porto di Siracusa, nel sud della Sicilia, sfruttando la potenza del sole con un’intuizione tanto visionaria quanto suggestiva.

Oggi, molti storici e scienziati ritengono che la storia sia in gran parte mitica, anche se esperimenti moderni — come quelli condotti dal MIT e dalla televisione americana MythBusters — hanno dimostrato che, in teoria, un tale sistema avrebbe potuto funzionare… con difficoltà, ma senza essere impossibile.

Che sia leggenda o realtà, l’importanza dell’aneddoto resta intatta: Archimede fu il primo a immaginare e tentare l’uso pratico dei raggi solari concentrati, aprendo la strada a una linea di pensiero che avrebbe influenzato la scienza per secoli.



Il principio del “fuoco”: tra specchi, parabole e lenti

Chiunque abbia maneggiato una lente di ingrandimento sotto il sole conosce l’effetto sorprendente: in un punto preciso si concentra la luce e, se ci si mette un foglio di carta, si può scatenare una combustione. Quel punto si chiama fuoco: un termine che ha attraversato la matematica, l’ottica e l’astronomia.

Lo stesso principio si applica ai moderni specchi parabolici, quelli che oggi troviamo anche nei nostri balconi come antenne satellitari. La geometria parabolica ha la caratteristica di concentrare tutta l’energia raccolta su un solo punto, aumentando intensità e temperatura. È questo il concetto alla base dell’energia solare concentrata (CSP – Concentrated Solar Power).



Dal XIX secolo a oggi: Mouchot e i primi prototipi

Bisognerà aspettare molti secoli dopo Archimede perché qualcuno torni seriamente a esplorare il potenziale della luce solare concentrata. Nel XIX secolo, l’ingegnere francese Augustin Mouchot progettò e costruì il primo collettore solare parabolico della storia moderna. Era convinto che un giorno il carbone sarebbe diventato troppo costoso o insufficiente, e che il sole avrebbe potuto rappresentare un’alternativa sostenibile.

Nel 1878, Mouchot presentò la sua macchina a energia solare all’Esposizione Universale di Parigi, impressionando persino l’Imperatore Napoleone III. La sua visione era rivoluzionaria, ma l’economia del tempo, ancora dipendente dal carbone e priva di interesse per le energie alternative, ne ostacolò la diffusione.



Energia solare concentrata nel XXI secolo

Oggi, le cose sono cambiate. La tecnologia CSP ha fatto passi da gigante ed è diventata una componente importante del mix energetico rinnovabile mondiale.

Nel 2021, la capacità installata globale di impianti CSP era pari a 6,8 gigawatt. Nel 2023, ha raggiunto quota 8,1 GW, con nuovi progetti in via di costruzione in Cina e negli Emirati Arabi Uniti (Dubai in particolare). Secondo il National Renewable Energy Laboratory (NREL) degli Stati Uniti, sono operativi 6,6 GW, con altri 1,5 GW in costruzione.

Questi impianti non si limitano a produrre elettricità: possono anche immagazzinare energia termica, rendendoli estremamente utili per coprire i picchi di consumo o garantire continuità energetica anche durante la notte — cosa non sempre possibile con il fotovoltaico tradizionale.



Dallo specchio ustorio alla rete elettrica: un viaggio millenario

In fondo, l’intuizione di Archimede non è mai scomparsa. Si è evoluta, ha superato limiti tecnologici, ha attraversato secoli di scetticismo e ha trovato oggi una nuova legittimazione. I moderni impianti CSP non usano più specchi tenuti a mano dai soldati, ma enormi parabole e torri solari, capaci di riscaldare sali fusi o fluidi speciali per alimentare turbine e produrre energia pulita su larga scala.

L’idea è la stessa: concentrare la luce, moltiplicarne la forza, trasformarla in calore e, quindi, in energia.



Energia antica per un futuro sostenibile

In un’epoca in cui il mondo si confronta con crisi climatiche, emergenze ambientali e instabilità energetica, tornare a riflettere su fonti come il sole — abbondante, gratuito e universale — non è solo un’opzione, è una necessità.

E c’è qualcosa di poeticamente perfetto nel sapere che la via per un futuro sostenibile potrebbe essere iniziata 2200 anni fa, nel porto di Siracusa, grazie a un uomo che guardava il sole non con paura, ma con curiosità e visione scientifica.

Da Archimede a oggi, l’energia solare concentrata racconta una lunga storia di ingegno, perseveranza e innovazione. Una storia che ci insegna che le idee più potenti non si spengono mai, ma attendono il momento giusto — e la tecnologia giusta — per tornare a brillare.

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