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Harry Potter in Greco Antico: Quando la Magia Incontra il Greco Antico

La notizia della scomparsa di Sir Michael Gambon, volto iconico di Albus Silente nella saga cinematografica di Harry Potter, ha scosso milioni di fan in tutto il mondo. L’attore, scomparso a 82 anni per complicazioni polmonari, ha lasciato un segno indelebile nella cultura pop, grazie al suo carisma e alla profondità con cui ha interpretato il preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto rendergli omaggio, ricordando non solo la sua figura, ma anche un aspetto meno conosciuto dell’universo potteriano: la versione di Harry Potter in greco antico.

Sì, hai letto bene. Il maghetto più famoso del mondo è stato tradotto non solo in 77 lingue moderne, ma anche in lingue morte come il latino e, cosa ancor più sorprendente, il greco antico. Un’impresa editoriale straordinaria che merita di essere raccontata.



“Areios Potér kai é tu Filosòfu Lithos”: la magia in stile classico

Il primo capitolo della saga, Harry Potter e la Pietra Filosofale, è stato tradotto in greco antico con il titolo Areios Potér kai é tu Filosòfu Lithos. A questa edizione si affianca la versione in latino, Harrius Potter et Philosophi Lapis. Entrambe sono acquistabili online e sono diventate oggetti del desiderio per appassionati, collezionisti e studiosi di filologia classica.

Ma perché tradurre una storia fantasy moderna in lingue che oggi non vengono più parlate? La risposta è affascinante: per riportare l’attenzione del pubblico giovane sulle lingue classiche, spesso considerate ostiche o inutili, ma in realtà fondamentali per comprendere le radici culturali dell’Occidente.



Un progetto voluto dalla Rowling… e dai classicisti

A voler fortemente queste traduzioni è stata proprio J.K. Rowling, l’autrice della saga. La scrittrice, notoriamente amante delle lingue classiche, ha più volte dichiarato di essere affascinata dal latino e dal greco antico. Non a caso, moltissime delle formule magiche, dei nomi dei personaggi e dei luoghi nell’universo di Harry Potter hanno radici etimologiche latine o greche.

Pensiamo a “Expelliarmus” (dal latino: expellere arma, “disarmare”) o al nome di Draco Malfoy: “Draco” significa serpente in latino, e non a caso il personaggio appartiene alla casa Serpeverde. Anche il termine “Azkaban”, secondo alcuni studiosi, ha un suono che richiama la parola ebraica Abaddon (inferno), ma la sua costruzione fonetica è pienamente compatibile con la struttura linguistica classica.



Perché il greco antico? Un legame profondo con il sapere

Il greco antico non è una lingua qualsiasi: è la lingua di Omero, Platone, Aristotele, dei grandi testi filosofici, poetici e scientifici che hanno fondato la nostra civiltà. Tradurre Harry Potter in greco antico è un atto simbolico, quasi un “ponte” tra mondi lontani: da un lato, la letteratura fantasy del XXI secolo; dall’altro, la tradizione classica millenaria.

La scelta del greco non è casuale neanche dal punto di vista tematico. La Pietra Filosofale è un concetto che affonda le sue radici nell’alchimia ellenistica, e molti elementi della saga — dal basilisco al centauro, dal concetto di immortalità a quello di destino — hanno un forte legame con i miti e i simboli dell’antichità greca.



Un modo originale per studiare (e amare) le lingue classiche

Leggere Harry Potter in latino o greco antico non è solo un esperimento accademico, ma anche un metodo creativo per apprendere. Imparare una lingua morta attraverso un testo che si ama, che già si conosce, e che continua ad affascinare intere generazioni, è un modo efficace e coinvolgente per riavvicinare i giovani allo studio della classicità.

In alcune scuole superiori e università del Nord Europa e degli Stati Uniti, questi testi sono già utilizzati come strumenti didattici alternativi. Le versioni classiche del romanzo permettono agli studenti di confrontare le strutture grammaticali e lessicali, di analizzare lo stile, ma anche di riflettere sul modo in cui la cultura moderna può convivere e dialogare con quella antica.



Il fascino eterno della magia… in ogni lingua

L’universo di Harry Potter ha saputo travalicare i confini geografici, culturali e ora anche temporali, parlando in lingue che hanno smesso di essere parlate da millenni, ma che continuano a vivere nei testi, nei simboli, e persino nelle formule di incantesimo.

Quella del greco antico e del latino non è solo una curiosità editoriale: è una dichiarazione d’amore per il sapere classico, e per l’idea che la cultura non è mai “vecchia”, ma può essere riletta, reinterpretata e riscoperta anche nei contesti più inaspettati — come in una scuola di magia tra scope volanti, pozioni e cappelli parlanti.



Un ultimo saluto a Silente

In questo momento di lutto per la scomparsa di Michael Gambon, tornare a parlare di Silente — o meglio, di Albus Dumbledore, come lo chiamano in originale — attraverso la lente della conoscenza e dell’eternità dei saperi, appare quanto mai appropriato. Perché la magia non risiede solo nei sortilegi, ma anche nelle parole, nella conoscenza, nelle storie che ci aiutano a comprendere il mondo, anche quando è pieno di ombre.

E allora sì, Areios Potér kai é tu Filosòfu Lithos può sembrare un titolo strano, ma è anche la dimostrazione che i mondi, quando sono ben scritti, possono essere tradotti in qualsiasi lingua, anche quella degli antichi dèi e dei grandi filosofi greci.

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