

Risultati di Ricerca
104 risultati trovati con una ricerca vuota
- Papa Leone XIV chiude alle coppie gay: omosessualità e religione tra antica Grecia e cristianità oggi
Il 16 maggio 2025, Papa Leone XIV ha ribadito la posizione della Chiesa cattolica sull’omosessualità, affermando che “la famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società’” . Questa dichiarazione rappresenta un ritorno a una linea più tradizionale rispetto all’apertura mostrata dal suo predecessore, Papa Francesco. L’omosessualità nell’antica Grecia: una prospettiva diversa Nell’antica Grecia, l’omosessualità era considerata una parte naturale della vita sociale e culturale. La pederastia, ovvero la relazione tra un uomo adulto e un giovane adolescente, era una pratica comune e socialmente accettata, spesso vista come un’importante fase dell’educazione e della formazione del giovane. Le relazioni omosessuali erano celebrate nella letteratura e nell’arte, con esempi noti come l’amore tra Achille e Patroclo nell’Iliade. La società greca non classificava le persone in base all’orientamento sessuale, ma piuttosto in base ai ruoli attivi o passivi nelle relazioni. Il cristianesimo e l’omosessualità: una storia complessa Con l’avvento del cristianesimo, l’atteggiamento verso l’omosessualità cambiò radicalmente. La Bibbia contiene diversi passaggi che condannano gli atti omosessuali, come nel Levitico 18:22 e 20:13, dove si afferma che “non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è un abominio” . Nel corso dei secoli, la Chiesa cattolica ha mantenuto una posizione di condanna verso gli atti omosessuali, considerandoli “intrinsecamente disordinati” . Tuttavia, la Chiesa distingue tra l’inclinazione omosessuale, che non è peccaminosa di per sé, e gli atti omosessuali, che sono considerati peccaminosi. Le posizioni delle diverse confessioni cristiane Mentre la Chiesa cattolica mantiene una posizione tradizionale sull’omosessualità, altre confessioni cristiane hanno adottato approcci più inclusivi. Ad esempio, le Chiese protestanti classiche, come i luterani e i valdesi, hanno generalmente un orientamento più aperto, con alcune che benedicono le unioni omosessuali e accettano pastori apertamente gay . In Italia, la Chiesa Protestante Unita ha approvato una liturgia per benedire le coppie dello stesso sesso e ha eletto il primo vescovo dichiaratamente gay nel 2021. Papa Leone XIV: un ritorno alla tradizione La recente dichiarazione di Papa Leone XIV rappresenta un ritorno a una visione più tradizionale della famiglia e dell’omosessualità. Mentre Papa Francesco aveva mostrato una maggiore apertura verso le persone LGBTQ+, affermando che “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”, Papa Leone XIV ha riaffermato la dottrina tradizionale della Chiesa . Questa posizione ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni che la vedono come un passo indietro rispetto ai progressi compiuti negli ultimi anni in termini di inclusività e accettazione. La dichiarazione di Papa Leone XIV sottolinea le tensioni persistenti tra tradizione e modernità all’interno della Chiesa cattolica. Mentre alcune confessioni cristiane si muovono verso una maggiore inclusività, la Chiesa cattolica sembra riaffermare la sua posizione tradizionale sull’omosessualità. Il dibattito su questi temi è destinato a continuare, riflettendo le sfide che la religione affronta nel confrontarsi con una società in continua evoluzione.
- Gaza e l’Antica Grecia: l’evoluzione delle stragi civili
Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza ha riportato all’attenzione globale la tragica realtà delle stragi di civili in tempo di guerra. Secondo dati recenti, oltre 52.000 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio delle ostilità nel 2023, con una percentuale significativa di donne e bambini tra le vittime . Queste cifre sollevano interrogativi profondi sulla natura della guerra e sulla protezione dei non combattenti. Per comprendere meglio l’evoluzione delle stragi civili, è utile volgere lo sguardo all’antica Grecia, dove la guerra era una componente centrale della vita politica e sociale. Sebbene le motivazioni e le dinamiche fossero diverse, anche allora i civili spesso subivano le conseguenze più gravi dei conflitti.
- Diplomazia a distanza: dal vertice di Istanbul all’antica Grecia
Il recente vertice di Istanbul, previsto per il 15 maggio 2025, avrebbe dovuto rappresentare un passo significativo verso la risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina. Tuttavia, l’assenza dei principali protagonisti, i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ha ridimensionato le aspettative. Entrambi i leader hanno scelto di non partecipare personalmente, delegando le trattative a funzionari di livello inferiore. Questa decisione ha suscitato critiche e sollevato interrogativi sull’efficacia di negoziati condotti senza l’intervento diretto dei capi di Stato . Questa situazione non è nuova nella storia della diplomazia. Anche nell’antica Grecia, i leader spesso evitavano incontri diretti, preferendo l’uso di messaggeri e ambasciatori per condurre trattative delicate. Analizzando questi precedenti storici, possiamo trarre insegnamenti utili per comprendere le dinamiche attuali. Il vertice di Istanbul: una diplomazia senza protagonisti Il vertice di Istanbul avrebbe dovuto segnare il primo incontro diretto tra le delegazioni di Russia e Ucraina dal 2022. Tuttavia, l’assenza di Putin e Zelensky ha sollevato dubbi sulla serietà delle intenzioni delle parti. Il presidente ucraino ha criticato la delegazione russa, definendola “decorativa” e priva di autorità decisionale. Allo stesso modo, l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha affermato che senza un incontro diretto tra lui e Putin, non si possono aspettare progressi significativi . Questa scelta di delegare le trattative a funzionari di livello inferiore ha portato a una sospensione indefinita dei colloqui, evidenziando le difficoltà di negoziare senza la presenza dei leader principali . La diplomazia indiretta nell’antica Grecia Nell’antica Grecia, la diplomazia era spesso condotta attraverso ambasciatori e messaggeri, soprattutto in situazioni di tensione o conflitto. I leader delle poleis (città-stato) preferivano evitare incontri diretti, affidando le trattative a rappresentanti fidati. Questa pratica era motivata da considerazioni di sicurezza, prestigio e strategia politica. Il caso di Pericle e Sparta Nel 431 a.C., alla vigilia della Guerra del Peloponneso, il re spartano Archidamo II inviò una delegazione ad Atene per negoziare. Tuttavia, Pericle, leader ateniese, rifiutò di ricevere gli ambasciatori, sostenendo che la presenza dell’esercito spartano vicino ai confini ateniesi rappresentava un atto ostile. Questo rifiuto portò all’invasione dell’Attica da parte di Sparta, segnando l’inizio della guerra . La guerra di Corinto Durante la Guerra di Corinto (395–387 a.C.), le città-stato greche formarono alleanze e condussero trattative attraverso ambasciatori, evitando incontri diretti tra i leader. Questa strategia mirava a mantenere una certa distanza diplomatica e a proteggere gli interessi delle singole poleis . Lezioni dalla storia: efficacia e limiti della diplomazia indiretta L’uso di ambasciatori e messaggeri nell’antica Grecia aveva vantaggi e svantaggi. Da un lato, permetteva di evitare confronti diretti potenzialmente pericolosi o imbarazzanti. Dall’altro, poteva portare a malintesi, ritardi nelle decisioni e mancanza di chiarezza sulle intenzioni delle parti. Nel contesto moderno, la scelta di Putin e Zelensky di non partecipare personalmente ai colloqui di Istanbul riflette una strategia simile. Tuttavia, in un’epoca in cui la comunicazione è più rapida e le aspettative di trasparenza sono elevate, l’assenza dei leader può essere percepita come una mancanza di impegno verso la pace. La necessità di un coinvolgimento diretto La storia dell’antica Grecia ci insegna che la diplomazia indiretta può essere utile in determinate circostanze, ma ha anche i suoi limiti. Nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina, l’assenza di Putin e Zelensky dai colloqui di Istanbul ha ridotto le possibilità di un progresso significativo. Per affrontare le sfide attuali, è fondamentale che i leader si impegnino direttamente nelle trattative, dimostrando la volontà politica necessaria per raggiungere una soluzione duratura.
- Chi possiede la storia? Marmi del Partenone e la nuova etica dei musei
Nel cuore di Londra, nelle sale luminose del British Museum, milioni di visitatori ogni anno ammirano alcuni tra i più celebri capolavori dell’arte classica: i Marmi del Partenone . Splendide sculture in marmo bianco, antiche di 2500 anni, provenienti dal tempio di Atena sull’Acropoli di Atene. Ma a chi appartiene, davvero, quest’opera d’arte? La risposta non è semplice, perché i Marmi del Partenone non sono solo manufatti artistici: sono testimoni di una storia condivisa , simboli di identità nazionale e, oggi più che mai, fulcro di un acceso dibattito etico e culturale . Atene li rivuole indietro. Londra ne difende la custodia. E il mondo osserva, chiedendosi: chi possiede la storia?
- Zendaya e Atena: Intelligenza, Strategia e Potere Femminile nel nuovo “The Odyssey” di Christopher Nolan
L’annuncio del nuovo progetto di Christopher Nolan, The Odyssey , ha suscitato grande curiosità non solo per il ritorno alla mitologia classica del celebre regista, ma anche per la scelta del cast. Al centro dell’attenzione spicca Zendaya, chiamata a interpretare un ruolo che si vocifera possa essere quello di Atena, la dea della saggezza, della guerra strategica e della giustizia. L’associazione tra l’attrice e la figura mitologica non è solo suggestiva: è anche sorprendentemente coerente. Zendaya, nei suoi ruoli più significativi, ha spesso dato vita a personaggi complessi, capaci di esercitare un controllo razionale sulle emozioni, dotati di intelligenza analitica, carisma naturale e una tensione etica interiore. Le stesse qualità che, da secoli, definiscono la figura di Atena.
- Marmi del Partenone: la Grecia offre a Londra altri tesori in cambio
La lunga disputa tra Grecia e Regno Unito sulla restituzione dei Marmi del Partenone potrebbe avvicinarsi a una svolta. La ministra della Cultura greca, Lina Mendoni, ha recentemente proposto al British Museum un accordo che prevede il prestito di importanti reperti archeologici greci in cambio della restituzione delle celebri sculture. Un’offerta culturale senza precedenti La proposta greca consiste nel prestare al British Museum alcune delle più significative antichità elleniche, al fine di “colmare il vuoto” che la restituzione dei Marmi del Partenone lascerebbe nelle gallerie del museo londinese. Sebbene non siano stati specificati i reperti oggetto del prestito, Mendoni ha assicurato che si tratterebbe di opere capaci di attirare l’interesse del pubblico internazionale. La posizione del British Museum Il British Museum ha accolto con interesse l’offerta greca, ma ha ribadito la sua posizione riguardo alla proprietà delle sculture. Secondo la legislazione britannica del 1963, il museo non può cedere permanentemente i beni della sua collezione. Tuttavia, è possibile considerare un prestito a lungo termine, purché la Grecia riconosca la proprietà britannica dei Marmi del Partenone. Le implicazioni culturali e politiche La proposta greca rappresenta un tentativo di superare l’impasse che da decenni caratterizza la questione dei Marmi del Partenone. Offrendo in prestito altri tesori archeologici, Atene mira a instaurare una collaborazione culturale con il Regno Unito, promuovendo lo scambio e la valorizzazione reciproca del patrimonio storico. Tuttavia, la questione rimane delicata. La Grecia considera i Marmi del Partenone parte integrante della sua identità culturale e ritiene che la loro restituzione sia un atto di giustizia storica. D’altra parte, il British Museum sottolinea l’importanza di mantenere una collezione globale accessibile a un pubblico internazionale. Prospettive future Le trattative tra Grecia e Regno Unito sono ancora in corso, ma l’offerta di prestito di altri tesori greci potrebbe rappresentare un passo significativo verso una soluzione condivisa. Un eventuale accordo potrebbe aprire la strada a nuove forme di cooperazione culturale tra i due paesi, contribuendo a rafforzare i legami storici e artistici che li uniscono.
- La storia dei Marmi del Partenone: arte, contese e identità culturale
I Marmi del Partenone, noti anche come “Marmi di Elgin”, rappresentano uno dei più emblematici casi di disputa culturale internazionale. La loro storia intreccia arte, politica e identità nazionale, suscitando dibattiti accesi sulla legittimità della loro permanenza al British Museum di Londra e sulla richiesta di restituzione da parte della Grecia.
- Marmi del Partenone: British Museum e Grecia vicini a un accordo per il ricongiungimento dei marmi "rubati"
Dopo oltre due secoli di contese diplomatiche, culturali e legali, la Grecia e il Regno Unito sembrano essere vicini a un accordo storico per il ritorno dei celebri Marmi del Partenone ad Atene. Le trattative, che si sono intensificate negli ultimi mesi, potrebbero portare a una soluzione che soddisfi entrambe le parti, segnando un momento significativo nella storia della restituzione dei beni culturali. Un contenzioso lungo due secoli I Marmi del Partenone, noti anche come “Marmi di Elgin”, sono una serie di sculture classiche che adornavano il Partenone sull’Acropoli di Atene. All’inizio del XIX secolo, Thomas Bruce, settimo conte di Elgin e ambasciatore britannico presso l’Impero Ottomano, ottenne il permesso di rimuovere parte delle sculture, che furono successivamente trasportate a Londra e vendute al British Museum nel 1816. La Grecia ha da tempo contestato la legittimità di questa acquisizione, sostenendo che il permesso ottomano non autorizzava la rimozione delle sculture e che, in ogni caso, l’Impero Ottomano non aveva il diritto di disporre del patrimonio culturale greco. La richiesta di restituzione è diventata un punto centrale della politica culturale greca, simbolo della lotta per la preservazione e il rispetto del patrimonio nazionale. Verso un accordo storico Secondo quanto riportato dal quotidiano greco “Kathimerini”, le trattative tra la Grecia e il British Museum hanno fatto significativi progressi, con la possibilità di raggiungere un accordo entro la fine dell’anno. Le discussioni si concentrano su un possibile prestito a lungo termine delle sculture ad Atene, che consentirebbe al British Museum di mantenere la proprietà legale delle opere, aggirando così le restrizioni imposte dalla legge britannica del 1963 che vieta la rimozione permanente di oggetti dalle collezioni nazionali. Un fattore che potrebbe facilitare l’accordo è la chiusura per restauri sia del British Museum che del Museo dell’Acropoli di Atene, che offrirebbe un’opportunità logistica per il trasferimento temporaneo delle sculture. Le parti coinvolte sembrano ottimiste sulla possibilità di trovare una soluzione che rispetti le esigenze e le sensibilità di entrambi i paesi. Il ruolo della politica Il cambiamento di atteggiamento del governo britannico ha giocato un ruolo cruciale nel progresso delle trattative. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che il suo governo non ostacolerà un eventuale accordo tra la Grecia e il British Museum, segnando una svolta rispetto alla posizione più rigida del precedente governo conservatore. Questa apertura politica ha creato un clima favorevole per il dialogo e la cooperazione tra le due nazioni. Implicazioni culturali e simboliche Il possibile ritorno dei Marmi del Partenone ad Atene avrebbe un profondo significato simbolico, rappresentando un gesto di riconciliazione e rispetto per il patrimonio culturale greco. La loro esposizione nel Museo dell’Acropoli, progettato appositamente per ospitare le sculture nel contesto originale, permetterebbe ai visitatori di apprezzare appieno l’arte e la storia del Partenone. Inoltre, un accordo tra la Grecia e il Regno Unito potrebbe stabilire un precedente importante nel dibattito globale sulla restituzione dei beni culturali, incoraggiando altri musei e istituzioni a riconsiderare la provenienza delle loro collezioni e a intraprendere azioni per correggere le ingiustizie storiche. Conclusione La possibilità di un accordo tra la Grecia e il British Museum per il ritorno dei Marmi del Partenone rappresenta un momento cruciale nella storia della conservazione e della restituzione del patrimonio culturale. Se realizzato, questo accordo non solo sanerebbe una ferita storica, ma rafforzerebbe anche i legami culturali e diplomatici tra le due nazioni, offrendo un esempio positivo di cooperazione internazionale nel rispetto della storia e dell’identità culturale.
- Terremoto a Creta: è un’eco del mito di Atlantide?
Il 13 maggio 2025, un terremoto di magnitudo 6.1 ha colpito le acque a sud-est dell’isola di Creta, scuotendo l’area del Mar Egeo e spingendo le autorità greche a diramare un’allerta tsunami precauzionale. Nessun danno grave è stato riportato, ma l’evento ha risvegliato curiosità e suggestioni, in particolare una domanda antica quanto affascinante: e se Creta avesse davvero un legame con il mito di Atlantide?
- Sentieri Tolkieniani 2025: tra un mese Torino diventerà fantasy. Neosellen sarà presente come ospite dell'evento
Il 14 e 15 giugno 2025, il suggestivo Castello di Macello (TO) ospiterà la tredicesima edizione di Sentieri Tolkieniani , il festival fantasy medievale dedicato all’universo creato da J.R.R. Tolkien. Organizzato dall’Associazione Culturale Sentieri Tolkieniani, l’evento offre un’immersione totale nella Terra di Mezzo, tra conferenze, spettacoli, giochi e rievocazioni storiche. L'evento quest'anno ospiterà anche TAGE 2025 , evento organizzato da Neosellen, e che vedrà come protagonisti il nostro Direttore Editoriale Armando Di Bucchianico , il divulgatore Pierluigi Cuccitto , il professor Carmine Catenacci dell'Università degli Studi "G. d'Annunzio" e Giuseppe Pezzini della Oxford University. Dettagli dell’evento Date : sabato 14 e domenica 15 giugno 2025 Luogo : Castello di Macello, Via del Castello 9, 10060 Macello (TO) Orari : apertura alle 10:00; chiusura alle 23:30 Biglietti : Intero: €10,00 Ridotto (6-11 anni): €5,00 Gratuito per bambini sotto i 6 anni Disponibili su Mailticket Un programma ricco di attività Durante il weekend, i visitatori potranno partecipare a: Conferenze : incontri con studiosi ed esperti del mondo tolkieniano Esibizioni : scherma medievale, tiro con l’arco, falconeria e antichi mestieri Area Games : giochi di ruolo e da tavolo in collaborazione con associazioni ludiche Percorso tematico : un viaggio guidato attraverso scenografie ispirate alla Terra di Mezzo Spettacoli musicali : tra cui il concerto degli EREGION il 14 giugno alle 21:30 Mercatino artigianale : stand con prodotti a tema fantasy Area bambini : giochi e attività dedicate ai più piccoli Cosplay e matrimoni elfici Il festival è anche un’occasione per gli appassionati di cosplay di sfoggiare i propri costumi ispirati ai personaggi di Tolkien. Inoltre, sarà possibile partecipare a suggestivi matrimoni elfici, celebrati in ambientazioni magiche. Ristoro e convivialità Per soddisfare i palati di elfi e hobbit, l’area ristoro offrirà birra artigianale e una selezione di street food, con opzioni per tutti i gusti e necessità alimentari. Informazioni pratiche Accessibilità : biglietti gratuiti o ridotti per persone con disabilità, previa presentazione della documentazione necessaria. Minori : i minori fino ai 13 anni devono essere accompagnati da un adulto; sopra i 14 anni possono accedere autonomamente con responsabilità dei genitori. Contatti e aggiornamenti Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sul programma: Sito ufficiale: www.sentieritolkieniani.net Facebook: @sentieritolkieniani Instagram: @sentieritolkieniani Sentieri Tolkieniani 2025 si preannuncia come un evento imperdibile per tutti gli amanti della Terra di Mezzo e del fantasy medievale. Un’occasione unica per vivere da protagonisti le atmosfere e le avventure del mondo creato da J.R.R. Tolkien.
- Ginnasi: l'evoluzione dell'educazione dalle palestre ai licei
Viaggio nella storia e nel significato di una parola che ha attraversato millenni Quando sentiamo la parola “ginnasio”, oggi pensiamo subito alla scuola secondaria classica italiana: il “liceo classico”, per intenderci, con il latino, il greco e la filosofia. Ma il termine ha radici ben più antiche, che affondano nella cultura greca e che ci raccontano un’evoluzione sorprendente: da spazi per l’allenamento fisico a luoghi di formazione mentale e spirituale. L’origine greca del ginnasio Il termine “ ginnasio ” deriva dalla parola greca “γυμνάσιον” (gymnásion) , a sua volta proveniente da “γυμνός” (gymnós) , che significa nudo . Questo perché nell’antica Grecia gli atleti si allenavano e gareggiavano spesso senza vestiti, in un’espressione di libertà del corpo e di rispetto per la forma fisica. Ma il ginnasio non era una semplice “palestra”: era un’ istituzione civica e culturale . In città come Atene o Sparta, era uno spazio pubblico in cui si praticava non solo l’esercizio fisico, ma anche lezioni di filosofia, retorica e politica . L’obiettivo era la formazione dell’ uomo completo , capace di eccellere tanto nella guerra quanto nella parola. Il ginnasio come scuola: Platone, Aristotele e la paideia Nel mondo greco, l’educazione era concepita come un percorso unitario, chiamato “paideia” , che comprendeva corpo, mente e spirito. I ginnasi erano frequentati dai giovani cittadini, in particolare dagli efebi (ragazzi tra i 18 e i 20 anni), che vi ricevevano una preparazione sia atletica sia intellettuale. I filosofi non erano estranei a questi spazi. Platone fondò la sua Accademia in un ginnasio; Aristotele aprì il Liceo (dal nome del ginnasio di Apollo Liceio, a nord-est di Atene). Queste scuole non erano “edifici scolastici” come li intendiamo oggi, ma luoghi all’aperto , immersi nel verde, dove si passeggiava discutendo di etica, logica, metafisica. Il ginnasio, dunque, divenne sempre più luogo di sapere , associando il corpo sano alla mente libera. Dall’Impero Romano al Rinascimento: la trasformazione Con l’arrivo dei Romani, il ginnasio perse parte della sua funzione educativa in favore di terme e spazi ricreativi , ma sopravvisse come idea. Il concetto greco di educazione globale continuò a ispirare filosofi e pedagoghi nel corso dei secoli. Nel Rinascimento , quando l’Europa riscoprì i testi classici, la parola “ginnasio” tornò in uso per definire scuole umanistiche , dedicate allo studio delle lettere latine e greche . Il corpo non era più al centro, ma il concetto di formazione completa, radicato nella tradizione greca, era rimasto intatto. Il ginnasio moderno: nascita del liceo classico Nel XIX secolo, in molti paesi europei, compresa l’Italia, nacquero le prime scuole superiori ispirate al modello classico greco-latino . In Italia, con la Riforma Casati del 1859, il ginnasio diventò il primo ciclo di un nuovo percorso scolastico, articolato in: Ginnasio inferiore (2 anni, oggi corrispondente alla terza e quarta media) Ginnasio superiore (3 anni, oggi primo triennio del liceo classico) A questi cinque anni seguivano due anni di liceo , per un totale di sette anni di studi umanistici. L’obiettivo era chiaro: formare l’élite intellettuale e politica della nuova Italia unita. Il ginnasio non era più un luogo fisico, ma una fase del sapere , dedicata all’apprendimento delle lingue classiche , della storia , della letteratura e della logica . Oggi: cosa resta del ginnasio? Nel sistema scolastico italiano attuale, il termine “ginnasio” è rimasto informalmente per indicare il biennio iniziale del liceo classico . Ma la parola ha mantenuto un valore simbolico: è il luogo dove si inizia il viaggio nella cultura antica, dove si impara a ragionare con metodo e profondità. Nel frattempo, in altre lingue europee, come il tedesco (“Gymnasium”) , il termine ha continuato a indicare scuole superiori generaliste , non necessariamente umanistiche, ma comunque orientate alla formazione teorica. Anche nelle lingue slave e in quelle scandinave, la parola “ginnasio” sopravvive come sinonimo di liceo . Da corpo a mente: una metafora dell’evoluzione educativa La parabola del ginnasio è anche una metafora dell’educazione umana : da luogo dove si forgiava il fisico a luogo dove si allenava il pensiero. Ma in fondo, lo scopo è sempre stato lo stesso: formare cittadini completi , capaci di pensare, parlare e agire con consapevolezza. La lezione che ci arriva dai ginnasi greci è ancora attuale: il sapere non si chiude in una disciplina, ma nasce dall’incontro tra mente e corpo, tra azione e riflessione, tra cultura e esperienza. “Ginnasio” non è solo un nome d’altri tempi. È il segno di una continuità culturale che ha attraversato secoli e civiltà, cambiando forma ma non sostanza. Dall’antica Atene all’Italia contemporanea, ha rappresentato un ponte tra educazione fisica e intellettuale , tra sapere pratico e teorico. Oggi, se entriamo in un liceo classico, o semplicemente ci chiediamo che senso abbia studiare latino e greco, possiamo ricordarci che tutto è cominciato lì: in un ginnasio , all’ombra di un portico, dove si discuteva, si correva e si cresceva. Nudi, nel corpo e nella mente.
- Perché usiamo le lettere greche in matematica?
Se ti è mai capitato di aprire un libro di matematica, fisica o ingegneria, ti sarai sicuramente imbattuto in simboli come π , α , β , Σ , o Δ . Ma perché, nel mezzo di equazioni e formule spesso complesse, troviamo lettere dell’alfabeto greco? È solo una questione di tradizione, o c’è qualcosa di più profondo? Scopriamolo insieme. Le origini: la Grecia, culla della matematica Il primo motivo per cui si usano le lettere greche in matematica è storico . Molte delle fondamenta della matematica moderna sono state gettate nell’antica Grecia, tra il VI e il III secolo a.C. Matematici come Pitagora , Euclide , Archimede , Eratostene , e Apollonio hanno lasciato un’eredità profonda. Poiché la matematica era scritta e insegnata in greco, l’uso delle lettere greche per rappresentare grandezze, variabili e costanti si è naturalmente consolidato. Quando, nei secoli successivi, studiosi arabi, latini e poi moderni hanno tradotto questi testi, molte delle notazioni greche sono state mantenute, diventando un’eredità condivisa a livello globale. Simboli e significati: un codice universale Col tempo, alcune lettere greche sono state associate a concetti matematici specifici, tanto da diventare standard internazionali . Ecco alcuni esempi: π (pi greco) – rappresenta il rapporto costante tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro. Introdotto come simbolo nel XVIII secolo da William Jones, è oggi uno dei più famosi in assoluto. Δ (delta maiuscola) – indica una variazione o differenza , come in Δx per indicare la variazione di una variabile x. α, β, γ (alfa, beta, gamma) – spesso usate per rappresentare angoli nei triangoli o parametri in formule. Σ (sigma maiuscola) – usata per rappresentare la somma di una serie di termini (il simbolo di sommatoria). λ (lambda) – comunemente usata in fisica per la lunghezza d’onda e in algebra lineare come valore proprio di una matrice. Il ricorso all’alfabeto greco permette di differenziare le variabili da quelle più comuni dell’alfabeto latino. Così, possiamo usare le lettere latine per numeri noti o variabili principali (a, b, x, y) e quelle greche per costanti, angoli, o quantità derivate. Quando la forma è anche funzione Le lettere greche non sono solo scelte per tradizione o convenienza: a volte sono scelte perché visivamente evocative . Ad esempio: ε (epsilon) è usata in analisi matematica per indicare quantità infinitamente piccole. La sua forma minuta si presta perfettamente a questa idea. ∞ – il simbolo dell’infinito, sebbene non greco, è spesso accompagnato da lettere greche per concetti limite. φ (phi) è legata alla sezione aurea , una costante irrazionale che appare in geometria, arte e natura. La matematica come lingua: la funzione delle lettere greche Pensare alla matematica come a una lingua universale aiuta a comprendere meglio il perché delle lettere greche. Ogni lettera ha una “personalità” e un “ruolo” preciso in contesti specifici. Il loro uso agevola la comunicazione tra scienziati , ingegneri e matematici in tutto il mondo, oltre le barriere linguistiche. Ad esempio, un fisico cinese, uno statunitense e uno italiano leggono E = mc² o ΣF = ma con la stessa comprensione, nonostante parlino lingue diverse. Le lettere greche contribuiscono a questa codifica internazionale del sapere. Versatilità oltre la matematica L’uso delle lettere greche non si limita solo alla matematica. Troviamo questi simboli anche: In fisica : come in Ω (ohm) per la resistenza elettrica. In statistica : μ (mu) per la media, σ (sigma) per la deviazione standard. In chimica e biologia : α-emissione , β-lattame , γ-raggi . In ambito tecnico e informatico : ad esempio, λ-calcolo in informatica teorica. È solo un’abitudine? Potrebbe sembrare che l’uso delle lettere greche sia solo una convenzione. In parte è vero, ma si tratta di convenzioni funzionali , nate per facilitare la distinzione tra categorie di grandezze, variabili, parametri e costanti. In pratica, è come avere un secondo alfabeto a disposizione per organizzare meglio il discorso matematico. Le lettere greche in matematica non sono semplici ornamenti classici: sono strumenti di chiarezza , veicoli di significato , e ponte tra passato e presente . Il loro uso ci collega alle origini del pensiero razionale, ci aiuta a comunicare idee complesse con sintesi ed eleganza, e ci ricorda che la matematica, prima di essere calcolo, è linguaggio . La prossima volta che incontrerai un’ α o un π in un’equazione, ricordati che stai leggendo un frammento di storia che ha attraversato millenni per arrivare fino a te.
- Vertice a Istanbul: cosa ci può insegnare l’antica Grecia sul vertice Ucraina-Russia di domani
Il 15 maggio 2025, Istanbul ospiterà un vertice cruciale per il futuro della guerra in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che parteciperà solo se il presidente russo Vladimir Putin sarà presente, sottolineando l’importanza di un incontro diretto per porre fine al conflitto. Il Cremlino non ha ancora confermato la partecipazione di Putin, mentre gli Stati Uniti, rappresentati dal segretario di Stato Marco Rubio, e altri leader internazionali, tra cui l’ex presidente Donald Trump, hanno espresso interesse a partecipare o sostenere i colloqui. Questo scenario diplomatico complesso richiama alla mente le dinamiche politiche e militari dell’antica Grecia, dove le città-stato affrontavano conflitti e alleanze attraverso assemblee, trattati e leghe. Analizzando questi precedenti storici, possiamo trarre insegnamenti utili per comprendere e affrontare le sfide attuali.
- Allerta Tsunami a Creta: come percepivano l'ira di Poseidone gli antichi greci?
Nelle prime ore del 14 maggio 2025, un terremoto di magnitudo 6,1 ha colpito il Mar Egeo meridionale, con epicentro tra le isole di Kasos e Creta. La scossa, avvertita anche in Egitto, Israele e Siria, ha spinto le autorità greche a diramare un’allerta tsunami precauzionale, invitando gli abitanti e i turisti delle isole di Rodi, Karpathos e Kasos ad allontanarsi immediatamente dalle coste . Poseidone: il “Scuotitore della Terra” Nella mitologia greca, Poseidone era il dio del mare, dei terremoti e dei maremoti. Con il suo tridente, si credeva potesse scuotere la terra e sollevare le onde del mare. Gli antichi greci attribuivano a lui eventi naturali devastanti come terremoti e tsunami, interpretandoli come manifestazioni della sua ira . Elice: la città sommersa dalla collera divina Un esempio emblematico di questa visione è la città di Elice, situata nel Peloponneso settentrionale. Nel 373 a.C., un potente terremoto seguito da uno tsunami sommersero completamente la città. Gli abitanti interpretarono la catastrofe come una punizione di Poseidone, offeso dal rifiuto della città di cedere una statua sacra ai coloni dell’Asia Minore e dall’uccisione di supplicanti rifugiatisi nel suo tempio . La battaglia di Potidea: un intervento divino? Nel 479 a.C., durante l’assedio persiano della città di Potidea, un improvviso tsunami colpì l’esercito invasore, causando gravi perdite. Lo storico Erodoto attribuì l’evento all’ira di Poseidone, mentre Tucidide, con un approccio più razionale, suggerì una causa sismica. Questo episodio rappresenta uno dei primi tentativi di spiegare scientificamente un fenomeno naturale, pur mantenendo viva la dimensione mitologica . La percezione moderna degli eventi naturali Oggi, grazie ai progressi della sismologia e della geologia, comprendiamo meglio le cause dei terremoti e degli tsunami. Tuttavia, la mitologia continua a offrire una lente attraverso cui interpretare e dare significato a questi eventi. La figura di Poseidone, con la sua doppia natura di protettore e distruttore, simboleggia la potenza e l’imprevedibilità del mare, elementi che ancora oggi suscitano rispetto e timore. L’allerta tsunami a Creta ci ricorda quanto siano ancora attuali le antiche paure legate ai fenomeni naturali. Sebbene la scienza ci fornisca strumenti per comprendere e affrontare questi eventi, la mitologia ci offre una narrazione che arricchisce la nostra percezione del mondo, collegando passato e presente in un continuum di esperienze umane.
- Warner Bros Television rilancia il mito: in arrivo la serie TV ispirata a 300 di Frank Miller
A quasi vent’anni dall’uscita del film che ha ridefinito l’estetica del peplum moderno, 300 torna sotto i riflettori. Ma questa volta, non si tratta di un sequel cinematografico. Warner Bros Television ha ufficialmente avviato la produzione di una serie TV ispirata all’opera originale di Frank Miller , con l’obiettivo di portare in streaming – in una forma seriale – tutta la potenza visiva e narrativa di uno dei fumetti più iconici degli anni ’90. Il ritorno di un mito visivo 300 , pubblicato nel 1998, è una rilettura iper-stilizzata della battaglia delle Termopili, dove il re spartano Leonida e i suoi 300 guerrieri affrontano l’immenso esercito persiano di Serse. Con la sua estetica tagliente, le tavole cariche di pathos e una narrazione essenziale ma epica, il fumetto di Miller divenne rapidamente un cult. Il film diretto da Zack Snyder nel 2006 – tratto direttamente dalle tavole del fumetto – ne moltiplicò la fama, grazie all’uso pionieristico del green screen e a uno stile visivo che influenzò il cinema d’azione per anni. Ma la nuova serie televisiva punta oltre il semplice “rifacimento”. Oltre il film: una nuova visione seriale Secondo quanto rivelato da fonti interne alla Warner Bros, la serie non sarà un remake del film del 2006, ma una rielaborazione espansa dell’universo narrativo del fumetto originale , con nuovi personaggi, sottotrame e una struttura più stratificata. Lo spirito dell’opera di Miller verrà rispettato – anche perché Frank Miller stesso è coinvolto come consulente creativo – ma la serialità permetterà di esplorare aspetti solo accennati nel film: la politica spartana, la cultura persiana, la mitologia, il ruolo delle donne, le rivalità tra le polis greche. La regia del pilot è stata affidata a Steven S. DeKnight , già creatore di Spartacus per Starz e showrunner della prima stagione di Daredevil su Netflix. Una scelta che promette azione cruda, narrazione adulta e una forte componente visiva . Come dichiara Steven S. DeKnight in un'intervista a Variety: “Non vogliamo semplicemente ricreare quello che Zack Snyder ha fatto al cinema. Quella è una pietra miliare. La nostra sfida è raccontare perché quei 300 uomini hanno combattuto, cosa significava essere spartano, e cosa è successo prima e dopo quel sacrificio.” Un’estetica rinnovata ma fedele Lo stile visivo sarà uno degli elementi più attesi. Il film di Snyder era noto per la palette seppia, i contrasti esasperati, i rallenty e l’uso massiccio di CGI. La serie punta invece su un approccio ibrido , combinando riprese su set reali con VFX di ultima generazione , mantenendo però la cifra “fumettistica” del materiale originale. Le prime concept art trapelate mostrano scenografie monumentali, cieli tempestosi, costumi fedeli all’iconografia milleriana , ma con un tocco più crudo e realistico. Produzione e cast La produzione è affidata a Warner Bros Television e Legendary Entertainment , in collaborazione con Miller World , la casa di produzione fondata dallo stesso Frank Miller. Le riprese inizieranno nella seconda metà del 2025 in Bulgaria e Marocco, location già usate in passato per film storici grazie ai loro paesaggi naturali e infrastrutture cinematografiche consolidate. Ancora top secret il cast, ma alcune voci di corridoio parlano di nomi noti della TV britannica per i ruoli chiave, e di un attore di Hollywood già protagonista in una saga fantasy per interpretare Leonida. In ogni caso, il casting punterà a una rappresentazione più ampia e moderna , senza perdere di vista l’aspetto marziale e fisico dei personaggi. Il momento giusto per tornare alle Termopili La scelta di tornare all’universo di 300 non è casuale. In un panorama dominato dai reboot e dagli universi narrativi espansi, riscoprire il mito spartano in forma seriale appare quasi inevitabile. Ma c’è di più. In tempi di crisi globali, instabilità politica e interrogativi identitari, il racconto del sacrificio di pochi per il bene di molti ritrova una potente risonanza simbolica . La serie potrebbe anche offrire un’occasione per problematizzare alcune letture passate , spesso accusate di eccesso di retorica militarista o maschilista. La serialità permette sfumature: raccontare anche il lato oscuro di Sparta, la schiavitù, l’addestramento dei bambini, i rapporti interni alla polis. In altre parole: costruire un’epica più consapevole , senza perdere l’energia primordiale dell’originale. Il peso di un’eredità Il franchise di 300 è uno dei pochi ad avere lasciato un segno tanto profondo in così poco tempo. Due film, un solo fumetto originale, eppure un impatto duraturo nella cultura pop: dalle citazioni virali (“This is Sparta!”) ai meme, fino alla rinascita dell’estetica da “graphic novel cinematografica”. Riportare in vita questo mondo richiede coraggio, ma anche rispetto per un’eredità visiva e narrativa molto precisa. Se il progetto avrà successo – e se saprà unire innovazione visiva, profondità narrativa e fedeltà mitologica – potremmo assistere non solo al ritorno di 300 , ma alla nascita di un nuovo standard per le serie storiche e d’azione. Un’occasione per ridefinire l’epica del piccolo schermo, proprio nel momento in cui il pubblico cerca storie più grandi di sé. La nuova serie TV di 300 , prodotta da Warner Bros Television, non sarà solo un omaggio al passato, ma una riscrittura moderna di uno dei miti più potenti del nostro immaginario . Un progetto che promette di essere spettacolare, ambizioso e potenzialmente rivoluzionario. In attesa di vedere il primo teaser, possiamo già dirlo: la guerra delle Termopili non è ancora finita. Sta solo per cominciare di nuovo.

Neosellen è un network divulgativo
di Armando Di Bucchianico.
Copyright © Neosellen 2025
Ove non espressamente indicato, tutti i diritti di sfruttamento ed utilizzazione economica del materiale fotografico presente sul sito Neosellen.com sono da intendersi di proprietà dei fornitori, Getty Images e Adobe Stock.
P.I. 02434170680