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Risultati di Ricerca

101 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Perché la Grecia trema? I segreti geologici sotto l’Egeo

    La Grecia è uno dei paesi più sismicamente attivi d’Europa. Ma cosa causa questa frequente attività sismica? La risposta si trova sotto la superficie del Mar Egeo, dove complesse interazioni tra placche tettoniche modellano il paesaggio e influenzano la vita quotidiana.

  • I Terremoti nella Storia di Creta: dal mito del Minotauro ai dati sismici di oggi

    Creta, la più grande delle isole greche, è stata a lungo al centro di miti e leggende, molte delle quali sono legate ai terremoti. La sua posizione geologica la rende particolarmente suscettibile all’attività sismica, un fatto che ha influenzato sia la sua storia che la sua cultura. La mitologia e i terremoti Nella mitologia greca, Creta è famosa per il mito del Minotauro, una creatura metà uomo e metà toro che abitava un labirinto costruito da Dedalo. Alcuni studiosi suggeriscono che questo mito possa essere una rappresentazione simbolica dei terremoti che scuotevano l’isola, con il Minotauro che simboleggia la forza distruttiva della natura. Eventi sismici storici Nel corso dei secoli, Creta ha subito numerosi terremoti devastanti. Uno dei più significativi è il terremoto del 365 d.C., che causò un enorme tsunami e distrusse molte città costiere. Più recentemente, il terremoto del 14 maggio 2025 ha ricordato al mondo la continua attività sismica della regione.  Geologia della regione Creta si trova sopra la zona di subduzione dell’Arco Ellenico, dove la placca africana si immerge sotto la placca eurasiatica. Questo processo geologico è responsabile della frequente attività sismica nell’area.  Monitoraggio e preparazione Le autorità greche hanno implementato sistemi di monitoraggio sismico avanzati per rilevare e rispondere rapidamente ai terremoti. Inoltre, programmi educativi e esercitazioni aiutano la popolazione a prepararsi per eventuali emergenze sismiche. Conclusione La storia sismica di Creta è un intreccio di miti antichi e realtà geologiche. Comprendere e rispettare questa storia è fondamentale per proteggere l’isola e i suoi abitanti dalle future minacce sismiche.

  • Le ripercussioni del terremoto sul Palazzo di Cnosso: la fragile eredità minoica

    Nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2025, un terremoto di magnitudo 6.0 ha scosso il Mar Egeo meridionale, con epicentro a circa 19 chilometri a sud-ovest dell’isola di Kasos, a una profondità di 62,5 chilometri. La scossa è stata avvertita distintamente in diverse regioni della Grecia, in particolare a Creta e nelle isole circostanti. Il Palazzo di Cnosso: un tesoro archeologico a rischio Il Palazzo di Cnosso, situato nei pressi di Heraklion, è uno dei siti archeologici più importanti della civiltà minoica. Costruito intorno al 1900 a.C., il palazzo è noto per la sua complessa architettura, i vivaci affreschi e le avanzate tecnologie idrauliche. Tuttavia, la sua posizione in una zona sismicamente attiva lo rende vulnerabile ai terremoti. Impatto del sisma sul sito archeologico Dopo il terremoto, le autorità locali hanno condotto ispezioni per valutare eventuali danni al Palazzo di Cnosso. Fortunatamente, non sono stati segnalati danni strutturali significativi. Tuttavia, per precauzione, il sito è stato temporaneamente chiuso al pubblico per ulteriori verifiche e per garantire la sicurezza dei visitatori. Precedenti storici di danni sismici Il Palazzo di Cnosso ha una lunga storia di esposizione ai terremoti. Nel corso dei secoli, ha subito numerosi danni a causa di eventi sismici, tra cui un grave terremoto intorno al 1700 a.C. che portò alla ricostruzione del palazzo. Questi eventi storici sottolineano la necessità di una costante vigilanza e manutenzione del sito. Misure di protezione e conservazione Le autorità greche, in collaborazione con esperti internazionali, hanno implementato diverse misure per proteggere il Palazzo di Cnosso dai rischi sismici. Queste includono il monitoraggio continuo delle strutture, l’uso di tecnologie avanzate per la rilevazione di movimenti e la formazione del personale per la gestione delle emergenze. Conclusione Il recente terremoto vicino a Creta serve come promemoria della fragilità dei nostri tesori archeologici. La protezione del Palazzo di Cnosso richiede un impegno continuo per garantire che le generazioni future possano continuare a esplorare e imparare da questo straordinario sito storico.

  • Terremoto di magnitudo 6.0 scuote Creta: allerta tsunami e reazioni internazionali

    Nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2025, alle ore 01:51 locali (00:51 in Italia), un terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito il Mar Egeo meridionale, con epicentro a circa 19 chilometri a sud-ovest dell’isola di Kasos, a una profondità di 62,5 chilometri. La scossa è stata avvertita distintamente in diverse regioni della Grecia, in particolare a Creta e in altri Paesi del Mediterraneo orientale, tra cui Israele, Giordania, Libano ed Egitto.  Epicentro e caratteristiche del sisma Il sisma ha avuto un ipocentro a 62,5 chilometri di profondità. Altre agenzie sismologiche, come il Centro tedesco di ricerca sulle geoscienze (GFZ), hanno registrato una magnitudo 3 con una profondità di circa 83 chilometri.  La profondità del terremoto ha contribuito a limitare i danni in superficie, nonostante l’ampia area in cui è stato percepito. Allerta tsunami e misure precauzionali In seguito al terremoto, le autorità greche hanno emesso un’allerta tsunami come misura precauzionale. Agli abitanti delle isole di Rodi, Karpathos e Kasos è stato chiesto di allontanarsi immediatamente dalle coste e di seguire le istruzioni delle autorità locali.  Fortunatamente, non sono state registrate onde anomale significative, e l’allerta è stata successivamente revocata. Reazioni e impatto locale Nonostante la forza del sisma, al momento non sono stati segnalati danni gravi o feriti nelle aree colpite. Tuttavia, per precauzione, alcune attrazioni turistiche, come le Gole di Samaria a Creta, sono state temporaneamente chiuse per verificare eventuali danni strutturali.  Le autorità locali continuano a monitorare la situazione e a effettuare controlli nelle zone interessate. Contesto sismico della regione La Grecia è situata in una delle aree sismicamente più attive d’Europa, a causa della convergenza tra la placca tettonica africana e quella eurasiatica. L’arco ellenico, che comprende le isole di Creta, Kasos e Karpathos, è particolarmente soggetto a terremoti di media e alta magnitudo. Negli ultimi mesi, la regione ha registrato un aumento dell’attività sismica, con oltre 7.700 eventi sismici rilevati nell’area di Santorini-Amorgos.  Implicazioni per i viaggiatori Dopo il terremoto, le autorità hanno consigliato ai turisti presenti nelle isole colpite di allontanarsi dalle coste e di seguire le indicazioni ufficiali. Al momento, non sono stati emessi avvisi di viaggio da parte dei governi stranieri, e le operazioni turistiche nelle isole greche proseguono regolarmente. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare le fonti ufficiali e mantenersi informati sulle eventuali evoluzioni della situazione.  Conclusioni Il terremoto che ha colpito il Mare al largo di Creta rappresenta un promemoria della vulnerabilità sismica della regione. La pronta risposta delle autorità greche e l’efficacia delle misure precauzionali adottate hanno contribuito a minimizzare l’impatto dell’evento. È fondamentale continuare a investire nella prevenzione e nella sensibilizzazione della popolazione per affrontare efficacemente future emergenze sismiche.

  • Dal Voto degli Dei al Diritto dei Popoli: lezioni di democrazia dalla Grecia Antica

    Primavera di urne: un mondo in fermento elettorale In questi ultimi giorni di primavera, il mondo è attraversato da un’ondata di elezioni in diversi Paesi. Ma se oggi il voto è un diritto garantito da costituzioni e leggi moderne, come veniva affrontato un momento così cruciale migliaia di anni fa?

  • Argo e Huan: l’amicizia tra cane e uomo nel mito e nella terra di mezzo

    Un interessante legame tra il mondo classico e l’opera di Tolkien davvero poco esplorato riguarda la presenza di un celebre elemento non solo delle storie ma anche della vita: il grande legame che si può instaurare tra l’uomo e il cane, un legame che arriva fino alla morte di uno dei due. Argo e Odisseo Nell’Odissea è ovviamente celeberrimo il rapporto tra Odisseo/Ulisse e il cane Argo: quest’ultimo invecchia aspettando che l’eroe torni a Itaca; dopo 20 anni, quando Odisseo giunge dopo lutti infiniti, sotto le mentite spogli di un mendicante, c’è la famosa scena del reincontro tra i due e della morte di Argo. Siamo nel libro XVII, ed ecco le parole di Omero: partito il padrone, ormai da anni, Argo “ giaceva in disparte sul molto letame di muli e di buoi che stava ammucchiato davanti alle porte (… ) giaceva il cane su di esso, Argo, pieno di zecche”.  Un misero abbandono, ma “ allorchè vide Odisseo accanto, scodinzolò e piegò entrambe le orecchie”. Odisseo lo vede, nasconde una lacrima, e finge di non sapere chi è il cane, facendosi raccontare da Eumeo la sua storia. E alla fine, Argo, dopo aver visto il padrone, finì la sua vita: “ e subito il fato della nera morte colse Argo, quando ebbe visto Odisseo dopo venti anni”. Una scena commovente, patrimonio della cultura mondiale. Ebbene, nella Terra di Mezzo di Tolkien troviamo un interessante rimando, che, come al solito, parte da un modello per percorrere una strada tutta sua. Huan: il Cane degli Dei amico dell'Uomo Nel Silmarillion, che narra le vicende della Prima Era di Arda, troviamo un cane molto particolare: Huan, che “appartiene” al Vala Orome, una delle potenze angeliche che custodiscono il mondo. Orome lo regala all’Elfo Celegorm, e Huan segue il suo nuovo padrone nella Terra di Mezzo, pur non condividendo le sue malefatte: Celegorm infatti è uno dei figli di Feanor, ed è responsabile di massacri di altri Elfi. Huan, nella grande vicenda di Beren e Lùthien, dopo varie vicissitudini, si allontana da Celegorm, provando grande amore per Lùthien e per l’Uomo Beren, sostenendoli attivamente nella loro grande caccia al Silmaril e consigliandoli ripetutamente. Su di lui aleggia un curioso destino: può parlare solo tre volte prima di morire, e ciò sarebbe accaduto solo dopo aver affrontato il più grande lupo venuto al mondo. Dopo aver preso il Silmaril, Beren affronta un tale lupo, Carcharoth, che morde la mano di Beren con sopra il Silmaril, e la ingoia, impazzendo, dato che la gemma è santa e lui è progenie di Morgoth. Alla fine,  Huan, Beren e due Elfi, tra cui il re Thingol, padre di Lùthien, uccidono la bestia, riprendendo il Silmaril, ma sia Beren che Huan sono feriti a morte. E lì Huan parla per l’ultima volta a Beren, dicendogli addio. E Beren: “ in silenzio posò la mano sulla testa del cane e così entrambi spirarono”. La vicenda di Beren poi non finisce qui, e tornerà a vivere assieme a Lùthien, anche se per breve tempo; ma quello che conta qui è vedere come un evidente parallelismo tra l’amicizia Odisseo-Argo e Beren-Huan venga resa da Tolkien con originalità: mentre nell’Odissea l’eroe ritorna e Argo muore ai suoi piedi come servo fedele ed egli in veste di padrone, Huan si libera da un padrone crudele come Celegorm e muore assieme a Beren, come alleato, come compagno, come amico, in un rapporto di parità davvero interessante e innovativo.

  • Dall’Aulos al Pop: Eurovision e Antica Grecia, quando la musica unisce i popoli

    Ogni anno, milioni di spettatori da tutta Europa (e oltre) si riuniscono virtualmente per assistere all’ Eurovision Song Contest , il più grande evento musicale transnazionale del mondo. Colori, suoni, bandiere, votazioni in diretta, pathos e performance spettacolari lo rendono un fenomeno unico nel suo genere. Ma cosa succederebbe se provassimo a guardare all’Eurovision con gli occhi di un cittadino dell’Antica Grecia? Scopriremmo forse più affinità di quanto potremmo immaginare. Competizione e arte: un binomio antico Nell’Antica Grecia, l’arte era celebrata attraverso la competizione. Oltre agli agoni sportivi delle Olimpiadi, si svolgevano agoni poetici, musicali e teatrali durante feste religiose come le Dionisie o i Giochi Pitici di Delfi. Anche allora, artisti da diverse “nazioni” – cioè città-stato come Atene, Sparta o Corinto – si sfidavano in pubblico per ottenere il favore della folla e la gloria eterna. L’Eurovision non è così distante: una gara canora in cui le nazioni si presentano con una propria “voce”, un proprio stile e un messaggio, cercando di colpire e sedurre un pubblico internazionale. Come allora, la vittoria non è solo un trionfo artistico, ma anche culturale e simbolico. Il teatro musicale: un’eredità ellenica I Greci furono i primi a portare la musica sul palco come mezzo drammatico, creando il teatro come lo conosciamo. I cori, gli strumenti (come l’ aulos , un oboe primitivo), le danze rituali: ogni elemento era pensato per emozionare e coinvolgere il pubblico. L’Eurovision, con le sue coreografie, scenografie futuristiche e narrazioni simboliche (basti pensare all’esibizione dell’Ucraina nel 2022 o al glam teatrale dell’Italia nel 2021 con i Måneskin), si muove nello stesso solco di uno spettacolo totale. È la versione pop e digitale dei grandi drammi greci: emozione, tensione, colpi di scena e applausi (o fischi) globali. Il ruolo del pubblico Nell’Atene classica, il pubblico aveva un ruolo determinante nel decretare il successo di un’opera. Durante le Dionisie, erano i cittadini a votare le migliori tragedie e commedie, con sistemi che ricordano sorprendentemente il televoto moderno. All’Eurovision, il pubblico europeo e le giurie nazionali decidono chi merita la vittoria. Anche qui, la soggettività, il gusto e le strategie geopolitiche influenzano l’esito – proprio come accadeva quando Eschilo, Sofocle ed Euripide si sfidavano per la corona d’edera. Simboli e identità Ogni esibizione all’Eurovision è un piccolo atto identitario. Nazioni come la Grecia o la Serbia tendono a inserire elementi della propria cultura: strumenti tradizionali, ritmi folk, costumi evocativi. È un modo per affermare con orgoglio la propria unicità all’interno del mosaico europeo. Lo stesso avveniva nei festival panellenici. I partecipanti rappresentavano la propria città e, spesso, cercavano di distinguersi con stili poetici e musicali originali. Anche in quel contesto, si trattava di dare voce a una cultura attraverso l’arte . Eurovision 2025: una nuova Olimpiade musicale? L’edizione 2025 dell’Eurovision si tiene in Svizzera , a Ginevra, in seguito alla vittoria di Nemo nel 2024 con l’iconico brano “The Code”, un inno queer e innovativo. La sede scelta, il Palexpo , ospiterà 37 nazioni, tra cui anche alcune “ospiti” come Australia, Israele e Georgia – a conferma della vocazione internazionale dell’evento. Tra i favoriti di quest’anno ci sono: Francia , con una ballata struggente ispirata alla mitologia classica. Svezia , sempre forte, che punta su un mix elettro-folk con richiami vichinghi. Grecia , con una performance fortemente teatrale intitolata “Kleio” , nome di una delle Muse: un brano in greco antico e moderno, un ponte fra le epoche. Non mancheranno sorprese, colpi di scena e, come sempre, dibattiti accesi su chi meritava davvero di vincere. Un’arte che unisce L’Eurovision, al pari dei giochi e dei festival dell’Antica Grecia, ci ricorda che la musica – e l’arte in generale – è una lingua universale, capace di unire le differenze. È il moderno agone di una civiltà che, nonostante i confini, cerca costantemente di riconoscersi in qualcosa di condiviso. Come gli spettatori del teatro di Dioniso, anche noi ci emozioniamo, discutiamo, votiamo. E in quel momento, siamo parte di una polis, non più greca ma europea, forse globale.

  • Festival di Cannes 2025: dalla Corona d'Ulivo alla Palma d'Oro, quando a vincere è la gloria

    Dalla corona d’ulivo alla Palma d’Oro: un filo verde tra Antichità e Modernità Nell’Antica Grecia, la corona d’ulivo (kotinos) era il premio assegnato ai vincitori dei Giochi Olimpici. Realizzata con rami di olivo selvatico, simbolizzava onore, gloria e virtù. Questo riconoscimento non aveva valore materiale, ma rappresentava il massimo dell’onore per un atleta.

  • Le location epiche di The Odyssey di Christopher Nolan: un viaggio cinematografico tra mito e realtà

    Il regista Christopher Nolan, noto per le sue produzioni ambiziose e visivamente spettacolari, si prepara a portare sul grande schermo una nuova interpretazione dell’epopea omerica con The Odyssey , la cui uscita è prevista per il 17 luglio 2026. Con un budget stimato di 250 milioni di dollari, il film promette di essere una delle produzioni più imponenti della carriera di Nolan. Per ricreare le avventure di Ulisse, la troupe ha scelto location suggestive e storicamente significative, spaziando tra Marocco, Grecia, Italia, Regno Unito, Scozia, Irlanda e Stati Uniti .

  • Apotheon: il gioiello videoludico per gli appassionati di Antica Grecia con lo stile delle pitture vascolari

    Nel 2015, lo studio indipendente canadese Alientrap rilasciava Apotheon , un videogioco d’azione bidimensionale per PlayStation 4 e PC. All’apparenza un titolo di nicchia, Apotheon è in realtà un piccolo capolavoro stilistico e narrativo, che unisce l’estetica dell’arte greca arcaica a una riflessione potente sul mito, la divinità e la condizione umana. Ma che cos’ha di così speciale? La risposta sta nel suo profondo legame con il mondo ellenico. Un’estetica “da vaso greco” La prima cosa che colpisce in Apotheon è la sua direzione artistica. Il gioco sembra letteralmente dipinto su una kylix o un’anfora attica: le figure nere si stagliano su sfondi ocra, i bordi sono decorati con motivi geometrici, e ogni movimento pare scolpito nel tempo. Non si tratta solo di un omaggio estetico. Lo stile del gioco si ispira direttamente alla ceramica a figure nere del VI secolo a.C., una tecnica che i greci utilizzavano per raccontare storie mitologiche su oggetti di uso quotidiano. In Apotheon , quell’arte si anima, trasformando le scene statiche dei vasi in un racconto dinamico e interattivo. Giocare a Apotheon è, in un certo senso, entrare dentro il mito, muoversi tra le immagini che un tempo ornavano i templi e le case degli antichi greci. La trama: una nuova titanomachia Il protagonista, Nikandreos, è un semplice mortale chiamato a combattere gli dèi dell’Olimpo dopo che questi hanno abbandonato l’umanità al proprio destino. L’incipit riecheggia temi classici: il conflitto tra uomini e dèi, la ribellione contro l’ordine divino, la fragilità e il coraggio umani. Nel gioco, Nikandreos attraversa il monte Olimpo, sfida divinità come Ares, Artemide, Demetra, Apollo, fino ad affrontare Zeus stesso. Questa scalata, tanto fisica quanto simbolica, ricorda l’ascesa dell’eroe tragico greco: l’uomo che osa sfidare il divino, rischiando la hybris, la tracotanza, ma anche cercando una forma di giustizia. Non è un caso che il titolo del gioco, Apotheon , significhi “colui che viene divinizzato”. Nikandreos, nel suo cammino, ricalca il percorso di un Eracle, di un Perseo, di un Ulisse: l’eroe che si eleva al di sopra della sua natura mortale per conquistare un posto tra gli dèi. Un Olimpo narrativo Ogni dio che Nikandreos affronta nel gioco è collocato in un ambiente che riflette la sua natura mitologica. Ares, dio della guerra, è circondato da campi di battaglia e sangue; Artemide, dea della caccia, vive in una foresta selvaggia piena di bestie mitologiche; Apollo si trova in un palazzo dorato dominato dalla musica e dalla luce. Questa scelta ambientale non è solo scenografia: è narrazione implicita. Il mondo di gioco è costruito come una polisemia visuale, dove ogni dettaglio comunica informazioni mitologiche e simboliche. Il giocatore, esplorando l’Olimpo, impara la mitologia greca non solo leggendola, ma vivendola. La narrazione è densa di riferimenti letterari. I dialoghi e i testi sparsi nel gioco richiamano fonti antiche: Omero, Esiodo, i tragici. In Apotheon , non si combatte solo per sopravvivere: si combatte per riscrivere una cosmologia, per porre fine a un’era mitica, per fondare — forse — una nuova umanità. Religione, mito e morale Uno degli aspetti più interessanti del gioco è il modo in cui mette in discussione la moralità degli dèi. Come in molte versioni del mito greco (si pensi alle tragedie di Euripide o alla Teogonia di Esiodo), le divinità dell’Olimpo non sono modelli etici assoluti. Sono potenti, ma anche vendicativi, impulsivi, egoisti. In Apotheon , il loro abbandono dell’umanità diventa il motore narrativo della crisi. Nikandreos non è un ribelle per sete di potere, ma per necessità. Il suo viaggio non è solo un percorso fisico, ma anche un cammino etico: deve capire chi merita il potere, chi è degno di guidare il mondo. In questo, il gioco tocca un tema centrale della filosofia greca: il rapporto tra potere e giustizia. Platone, nel Repubblica , si chiedeva se un tiranno potesse mai essere giusto. Apotheon non dà risposte semplici, ma costringe il giocatore a riflettere su cosa significa “divino”, chi merita di governare, e se la disobbedienza può essere giustificata quando gli dèi tradiscono il loro ruolo. Un gameplay mitico Dal punto di vista del gameplay, Apotheon è un metroidvania: un gioco di esplorazione e progressione, in cui il giocatore sblocca nuove abilità e territori man mano che avanza. Il combattimento è centrato su armi classiche — spade, lance, archi, scudi — e ogni arma si deteriora col tempo, costringendo il giocatore a cercare costantemente nuove risorse. Questa scelta meccanica riflette un’idea molto greca: la precarietà dell’equilibrio, l’impermanenza delle cose. Nulla è eterno, neanche le armi degli eroi. Il gioco include anche una modalità multiplayer in arena, in cui i giocatori possono sfidarsi come se fossero gladiatori in un’arena mitica — altro riferimento al mondo antico, questa volta più romano, ma coerente con l’estetica e l’atmosfera del gioco. Perché giocare Apotheon oggi? In un panorama videoludico spesso dominato da titoli realistici o fantasy generici, Apotheon spicca per la sua coerenza artistica, culturale e narrativa. È un gioco che non si limita a intrattenere, ma che insegna, stimola, provoca. È un’opera che riesce a fondere l’epica classica con il linguaggio del videogioco moderno, dimostrando che i miti greci non sono solo oggetti da museo, ma narrazioni ancora vive, potenti, e — sorprendentemente — giocabili.

  • Putin e Zelensky a Istanbul: un duello diplomatico tra modernità e Antica Grecia

    Un incontro atteso: Putin e Zelensky verso il vertice di Istanbul Il 15 maggio 2025, Istanbul si prepara a ospitare un evento diplomatico di portata storica: il primo incontro faccia a faccia tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin dall’inizio del conflitto nel 2022. Zelensky ha confermato la sua partecipazione, sottolineando la necessità di un dialogo diretto con Putin per porre fine alla guerra. Tuttavia, il Cremlino non ha ancora confermato la presenza del leader russo, lasciando aperta la possibilità che la delegazione russa sia guidata da altri funzionari.

  • Campi Flegrei e Antica Grecia: come reagivano i greci alle scosse sismiche?

    Un risveglio tellurico: la scossa del 13 maggio 2025 Nella tarda mattinata del 13 maggio 2025, alle ore 12:07, una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 ha colpito l’area dei Campi Flegrei, con epicentro nel golfo di Pozzuoli a una profondità di 3 chilometri. Il sisma è stato avvertito distintamente a Napoli e nei comuni limitrofi, generando momenti di apprensione tra la popolazione. Pochi minuti dopo, alle 12:22, si è verificata un’altra scossa di magnitudo 3.5. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’area è attualmente interessata da uno sciame sismico in corso.  La percezione dei terremoti nell’antica Grecia Tra mito e realtà: Poseidone, il dio dei terremoti Nell’antica Grecia, i terremoti erano spesso attribuiti all’ira degli dei. In particolare, Poseidone, dio del mare, era anche considerato il “scuotitore della terra”. Si credeva che, colpendo il suolo con il suo tridente, causasse terremoti e maremoti. Questa visione mitologica rifletteva la necessità di spiegare fenomeni naturali imprevedibili attraverso il pantheon divino. Le prime spiegazioni scientifiche: Talete e Aristotele Con l’avvento della filosofia naturale, alcuni pensatori greci iniziarono a cercare spiegazioni più razionali per i terremoti. Talete di Mileto, nel VI secolo a.C., ipotizzò che la Terra galleggiasse sull’acqua e che i terremoti fossero causati dal movimento di questa massa liquida. Aristotele, nel IV secolo a.C., propose una teoria secondo cui i terremoti erano provocati da venti intrappolati nelle cavità sotterranee della Terra, che, cercando una via di fuga, scuotevano il terreno.  L’influenza di Aristotele nel pensiero successivo La teoria aristotelica dei “venti sotterranei” ebbe una lunga influenza, perdurando fino al Medioevo. La sua visione naturalistica dei fenomeni terrestri rappresentò un passo importante verso una comprensione scientifica dei terremoti, sebbene ancora lontana dalle conoscenze moderne. Reazioni sociali e culturali ai terremoti Riti e sacrifici per placare gli dei In risposta ai terremoti, le comunità greche spesso organizzavano riti e sacrifici per placare gli dei offesi. Queste cerimonie avevano lo scopo di ristabilire l’ordine e la protezione divina, rafforzando al contempo la coesione sociale. L’importanza della memoria collettiva I terremoti venivano tramandati oralmente e attraverso iscrizioni, contribuendo alla memoria collettiva delle comunità. Questi racconti servivano sia come monito che come strumento educativo per le generazioni future. Un ponte tra passato e presente L’evento sismico del 13 maggio 2025 ai Campi Flegrei ci ricorda quanto i terremoti siano parte integrante della storia umana. Dall’antica Grecia a oggi, l’uomo ha cercato di comprendere e convivere con questi fenomeni naturali, passando da spiegazioni mitologiche a interpretazioni scientifiche. La nostra capacità di affrontare i terremoti continua a evolversi, ma la necessità di preparazione e resilienza rimane costante.

  • Wikipedia e l’Enciclopedia del Sapere di Aristotele: il sapere universale tra Antichità e Digitale

    Nel IV secolo a.C., un uomo si pose un obiettivo ambizioso: raccogliere tutto il sapere del mondo. Il suo nome era Aristotele, e la sua opera filosofica gettò le fondamenta di una “enciclopedia del sapere” ante litteram. Più di duemila anni dopo, un gruppo di volontari sparsi per il mondo crea e aggiorna quotidianamente Wikipedia, la più grande enciclopedia libera mai esistita. Due mondi lontani nel tempo, ma uniti da una visione comune: rendere la conoscenza accessibile e organizzata. Aristotele e l’ideale enciclopedico Aristotele non scrisse un’unica opera intitolata “Enciclopedia”, ma il suo pensiero abbraccia praticamente tutti i campi dello scibile umano dell’epoca: dalla metafisica alla logica, dalla biologia alla poetica, dall’etica alla politica. Per lui, conoscere significava ordinare. Ogni aspetto della realtà doveva essere compreso, classificato e connesso a un sistema più ampio. Nel Corpus Aristotelicum , l’enorme raccolta dei suoi scritti, troviamo un progetto sistematico del sapere: la logica (l’“Organon”) come strumento per pensare correttamente, la fisica per spiegare il mondo naturale, la metafisica per investigare l’essere, l’etica e la politica per comprendere l’uomo nella società. Ciò che distingue Aristotele dai suoi predecessori è proprio questo: il tentativo di creare una visione unitaria del sapere, fondata su categorie razionali e organizzata gerarchicamente. In un certo senso, il suo lavoro può essere visto come il primo tentativo di “enciclopedia”, seppure nella forma di una filosofia sistematica. L’ideale enciclopedico nell’era digitale Saltiamo ora al XXI secolo. La conoscenza è esplosa in quantità, accessibilità e velocità di diffusione. Nessun singolo individuo può più aspirare a conoscere “tutto”, come accadeva nell’ideale del sapiente antico. Ma l’obiettivo di raccogliere e ordinare il sapere rimane. Wikipedia nasce nel 2001 come progetto collaterale di Nupedia, un’enciclopedia digitale con contenuti scritti da esperti. Contrariamente a Nupedia, Wikipedia adotta un modello collaborativo e aperto: chiunque può scrivere, modificare e migliorare voci enciclopediche. Il risultato è sorprendente: oltre 60 milioni di voci in più di 300 lingue, consultate da milioni di utenti ogni giorno. L’enciclopedia digitale non è più statica come le versioni cartacee del passato. È fluida, in continuo aggiornamento, ma regolata da principi di verificabilità, neutralità e affidabilità delle fonti. In questo, Wikipedia ricorda Aristotele: anche lui cercava il fondamento razionale e verificabile della conoscenza, distinguendo l’opinione dalla verità dimostrata. Le categorie del sapere: da Aristotele a Wikipedia Una delle innovazioni più profonde di Aristotele fu l’introduzione delle “categorie”, ovvero i concetti fondamentali con cui possiamo classificare tutto ciò che esiste: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, azione, passione, posizione, stato. Queste categorie non sono semplici etichette, ma strumenti logici per organizzare il pensiero e la realtà. Wikipedia, nella sua architettura, riflette un ordine simile. Le voci sono organizzate per aree tematiche, sottocategorie, collegamenti interni e template strutturati. I link ipertestuali diventano connessioni logiche, e il database semantico di Wikidata aggiunge una dimensione ontologica al sapere enciclopedico: concetti interrelati secondo relazioni definite, proprio come le categorie aristoteliche. Conoscenza condivisa e comunità Una differenza fondamentale, però, è il ruolo della comunità. Aristotele scriveva per un’élite colta, mentre Wikipedia è scritta da e per tutti. La conoscenza non è più il privilegio di pochi, ma un processo democratico, aperto e in continua evoluzione. Ogni utente può contribuire, correggere errori, aggiungere riferimenti, partecipare alle discussioni. Questo rappresenta un cambiamento culturale profondo: l’enciclopedia non è più un monumento immutabile, ma un organismo vivente. Aristotele probabilmente sarebbe stato affascinato da questo approccio. La sua etica nicomachea esalta la philia , la cooperazione tra esseri razionali per il bene comune. In Wikipedia, questa cooperazione si concretizza nella condivisione gratuita del sapere. Limiti e potenzialità Naturalmente, Wikipedia non è priva di limiti: la qualità delle voci può variare, le controversie possono generare guerre editoriali, e la presenza di fonti affidabili è una condizione necessaria ma non sempre sufficiente. Ma ciò che la rende rivoluzionaria non è l’infallibilità, bensì la sua apertura. È una conoscenza che cresce insieme a chi la usa. Aristotele ci insegnava che ogni scienza ha i suoi metodi e i suoi oggetti propri. Wikipedia, pur non essendo una scienza, è il tentativo collettivo di organizzare il sapere secondo criteri condivisi. È uno specchio del nostro tempo, ma anche l’erede di una tradizione che parte da lontano. Un’enciclopedia per il futuro Aristotele e Wikipedia ci offrono due modelli di enciclopedia: uno sistematico, razionale e fondato sull’autorità del filosofo; l’altro collaborativo, dinamico e basato sull’intelligenza collettiva. Entrambi cercano di rispondere alla stessa domanda: come possiamo comprendere e ordinare il mondo? In un’epoca segnata dalla sovrabbondanza di informazioni, il bisogno di strutturare il sapere è più urgente che mai. Wikipedia, come l’enciclopedia aristotelica, è una mappa per orientarci nel labirinto della conoscenza. E in questa mappa, ogni voce, ogni collegamento, ogni revisione è un passo verso una comprensione più ampia, più condivisa, più umana del sapere.

  • Thor 5: Marvel riscrive la mitologia, Ercole che arriva nell'MCU e si batterà con Thor?

    Un Titolo che fa Rumore Negli ultimi mesi, una nuova voce ha cominciato a circolare nei forum di appassionati e nei siti di cinema: il prossimo film del Marvel Cinematic Universe dedicato al Dio del Tuono potrebbe intitolarsi "Thor: The Legend of Hercules" . Sebbene la Marvel non abbia ancora confermato ufficialmente il titolo, questa indiscrezione ha acceso l’immaginazione di fan e critici, per via delle sue implicazioni mitologiche e narrative. Cosa significherebbe davvero mettere Thor ed Ercole nello stesso film? E perché è così interessante, anche da un punto di vista culturale e greco?

  • Dalle Termopili a Hollywood: il corpo ideale dell'eroe greco nel cinema

    Quando pensiamo ai film ambientati nell'Antica Grecia, come 300 , Troy o Alexander , una delle prime immagini che ci viene in mente non è solo quella degli scudi o dei templi: è quella dei corpi scolpiti, muscolosi e perfetti degli attori protagonisti. In questi film, il corpo maschile diventa simbolo di eroismo, forza e virtù, un ideale visivo che affonda le sue radici nei canoni dell’arte greca ma che viene reinterpretato secondo i codici del cinema moderno. Il modello greco: kalokagathia e perfezione fisica Nell’antica Grecia, l’ideale dell’eroe non era solo morale, ma anche estetico. Il concetto di kalokagathia , l’unione di bello ( kalos ) e buono ( agathos ), implicava che il corpo dell’uomo virtuoso dovesse essere armonioso, allenato, proporzionato. Le statue di atleti e guerrieri ci mostrano questo ideale: fisici potenti ma eleganti, scolpiti ma naturali. 300 e la fisicità esagerata dell’eroe moderno Il film 300 (2006) è forse l’esempio più celebre della trasposizione moderna di questo ideale. Gli attori, guidati da Gerard Butler nel ruolo di Leonida, si sottoposero a mesi di allenamento intensivo con il cosiddetto “300 workout”, un circuito creato per ottenere un fisico scolpito e iperdefinito. Allenamenti funzionali, pesi, esercizi a corpo libero e dieta rigidissima: un vero campo di addestramento spartano. Dieta, disciplina e sacrificio Per ottenere un corpo da eroe greco cinematografico, gli attori seguono regimi molto restrittivi. Niente zuccheri, pochi carboidrati, proteine magre e controllo calorico quotidiano. Alcuni raccontano di sveglie all’alba per allenarsi prima delle riprese, e settimane intere senza un solo “sgarro”. Una trasformazione fisica che richiama quasi un rito iniziatico, una moderna areté raggiunta con fatica e determinazione. Troy e l’estetica dell’eroe epico In Troy (2004), Brad Pitt interpreta Achille con un corpo che combina grazia e potenza. Anche in questo caso, l’allenamento è stato fondamentale: un mix di pesi, arti marziali, boxe e movimenti ispirati alla danza per ottenere un portamento regale e fluido. Il risultato è un fisico più "umano" rispetto a 300 , ma comunque idealizzato, quasi scultoreo. Il fisico come simbolo narrativo Nei film ambientati nella Grecia antica, il corpo non è mai solo un oggetto estetico. È simbolo. Il fisico possente distingue l’eroe dal comune mortale, suggerisce coraggio, superiorità morale, capacità di sacrificio. In alcuni casi, come per Ercole o Teseo ( Immortals ), diventa un segno quasi divino. Ma ciò solleva domande: quanto è autentico questo modello? E quali sono le implicazioni culturali? Critiche e riflessioni: tra mito e pressione sociale Molti critici sottolineano che questi standard corporei irrealistici possono generare pressioni soprattutto tra i giovani spettatori. La ricerca di un corpo perfetto può trasformarsi in ossessione, con conseguenze fisiche e psicologiche. Anche se ispirato ai modelli classici, il corpo cinematografico è frutto di preparazione estrema, supporto medico e manipolazione digitale. Il corpo greco tra cinema e realtà Il cinema ha rilanciato il mito del corpo perfetto dell’eroe greco, trasformandolo in un’icona pop. Ma dietro l’estetica si cela una disciplina ferrea, una costruzione consapevole dell’immagine. Forse oggi, come nell’antica Atene, la forma fisica è ancora considerata un riflesso dell’anima. Ma è bene ricordare che, al di là del mito, anche gli dei del cinema hanno bisogno di molto sudore (e un po’ di CGI).

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di Armando Di Bucchianico.

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